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Teatro e Architettura

Teatro Sociale e cultura architettonica neoclassica

Ultimo aggiornamento: 27 marzo 2024, 11:15

La rappresentazione musicale trae le sue antiche origini dall'espressione spontanea popolare, dalla esigenza naturale di divertimento che si manifesta nella stessa dinamica del quotidiano: la piazza (già di per se concepita con effetti scenografici) e la strada con i propri abitanti che stabiliscono le forme ed i modi di realizzazione sia musicale che scenica.
Il teatro vero e proprio è uno spazio che si configura tra medioevo ed età moderna, che potremo definire come una sorta di "inscatolamento" delle forme e dei codici del teatro greco.
È qui che esso viene concepito come sala privata, adatta ad uno spettacolo ormai disgiunto sia dalla liturgia religiosa che da quella civile, acquistando la propria dignità di momento di relazione e di articolazione della vita signorile.
Il teatro come spazio di rappresentazione assumerà una forma definita che rimarrà essenzialmente statica nel tempo; rispettando le gerarchle di aggregazione, diventerà luogo di acquisto e di stima di una mercé (lo spettacolo) governata e controllata da una borghesia alla ricerca del proprio consenso, dei propri riti di autocompiacimento.
Generalmente i teatri di tradizione italiani furono edificati ex novo tra la seconda metà del settecento ed i primi decenni dell'ottocento, quasi a completare il volto della città neoclassica prima che l'inurbamento assumesse le dimensioni che poi ha assunto con lo sviluppo della società industriale. Edifici costruiti nel cuore dell'abitato che rappresenteranno il polo laico della organizzazione urbana in stretto rapporto con quello religioso e politico-amministrativo.
Nel linguaggio simbolico dell'Architettura Neoclassica (fine '700 inizi '800) la predilezione per il più elementare degli "accordi" architettonici, cioè il vuoto che si colloca sulla superfìcie pura della parete, implica una serie di criteri compositivi che riguardano le proporzioni, l'incolonnamento verticale ed orizzontale, la simmetria bilaterale, il ritmo di successione, cioè criteri capaci di offrire un metodo sicuro per ogni scelta operativa compiuta dall'architetto.

È nota la creatività espressa dalla cultura neoclassica nella istituzione delle tipologie di nuovi edifici pubblici;  nel caso dello spazio teatrale chiuso basterebbe indagare a fondo quantitativamente e qualitativamente il lavoro svolto per valutare la grandezza di una cultura che riesce a creare un vero e proprio "tipo" esprimente il rapporto tra la città ed un momento della sua vita sociale organizzata. Il volto del teatro diventa per tutti un volto famigliare, la cui identità in sostanza è affidata ad un minimo di riferimenti convenzionali che tuttavia portano una grande capacità comunicativa. Anche il Teatro Sociale di Soresina opera dell'architetto Carlo Visioli risponde a questo bisogno di comunicazione immediata.
Il fronte principale è caratterizzato da una loggia coperta da una volta a botte sorretta esternamente da due colonne in stile Toscano a sezione troncoidale.
Il vestibolo presenta nella parte centrale tre porte di ingresso frontali e due laterali.
La rimanente parte della facciata che si estende ai lati del portico è caratterizzata da due finestre, una per lato, e da intonaco bugnato.
Il fregio della trabeazione delle colonne e delle lesene si estende lungo tutta la facciata in modo da evidenziare la netta divisione tra piano terreno e piano superiore che presenta nella parte centrale sopra il vestibolo di ingresso tre finestre con cornice a timpano.
L'intonaco anche in questa zona è caratterizzato da un leggero bugnato, mentre la parte finale del fronte dell'edifìcio termina con un ampio timpano.
Attraverso il vestibolo centrale si accede all'atrio di ingresso dove, sulla parte sinistra è situata la biglietteria e sul lato destro il guardaroba, da dove è possibile accedere al cortile laterale collegato alla strada.

Dall'atrio di ingresso si accede alla platea attraversando un breve corridoio delimitato da due porte a vetri. Dalla platea è possibile osservare i tre ordini di palchi ed il loggione.
Dai corridoi del primo ordine di palchi si arriva alla zona del palcoscenico dove sono situati i camerini per gli artisti e lo spazio regia.
Attraverso due rampe di scale semicircolari e simmetriche si accede agli ordini di palchi ed al loggione. A livello del terzo ordine di palchi è situata la sala del ridotto. Il locale si presenta molto ampio ed è diviso in due zone distinte tra loro:
la sala più ampia è coperta da una volta riccamente decorata, mentre la seconda presenta un camino e pareti sulle quali sono abbozzate figure allegoriche dipinte dal pittore Monfrini intorno agli anni 1930-35. L'ultima rampa di scale immette al loggione: l'ampia zona semicircolare è occupata da una semplice ed elegante gradonata in ferro e legno.
Nella città di Soresina, l'Architetto Carlo Visioli realizzò altri progetti, tra i quali ricordiamo il palazzo e la filanda Rizzini (1841), l'ampliamento dell'Ospedale (1844), il completamento ed ampliamento del Municipio (1854), il progetto per la costruzione delle carceri e stazione dei pompieri (1857), la realizzazine della Contrada Elisabetta (1856), ora via Marconi, la casa del custode dell'Oratorio Sirino (1858), ed il completamento del basamento della torre di San Siro (1864) su progetto dell'Architetto Luigi Vogherà.
Nel progetto del Palazzo Rizzini ritroviamo quei caratteri di semplicità ed armonia conformi alla "maniera" del Visioli: il fronte, caratterizzato da un leggero bugnato e le finestre che presentano un frontone triangolare, sono elementi che ritroviamo nella facciata del Teatro Sociale.
Interessante è il progetto (non realizzato) per le carceri e la stazione dei pompieri da realizzarzi sul lotto posto frontalmente al palazzo comunale dove oggi sorgono i giardini pubblici. Unico esempio di architettura "romantica" nella vasta produzione architettonica del Visioli, si inserisce nel progetto generale di riordino e completamento del municipio ed apertura della Contrada Elisabetta. Il disegno ci presenta un progetto storicista dove il recupero stilistico neo medioevale si distingue per una implicita carica di memorie e di simboli.


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